La famiglia Marchionneschi

La nostra storia


La nobiltà della famiglia Marchionneschi, più che dall’antichità della sua origine e dalle eccezionali onorificenze conferite ad alcuni dei suoi membri, risulta da stile di vita, munificenza, filantropia e generosità di molti dei suoi componenti.

Le origini si presumono essere in Polonia, dove esisteva una famiglia Marchionnowski all’inizio del XIV secolo.
In Italia, la prima traccia ufficiale della famiglia si trova a Torino nell’anno 1350, dove i Marchionneschi godettero di larga fama e potenza, tanto che Tommaso, trovandosi in Inghilterra, nel 1359 venne insignito dell’Ordine della Giarrettiera da Odoardo III, per i servizi prestati a quella nazione.

Nel 1439, Amedeo di Savoia decorò con l’Ordine Reale, per eminenti servizi prestati allo stato, Giulio, uno dei personaggi della famiglia che si sono distinti nella gerarchia ecclesiastica per uffici sostenuti, non solo nelle pubbliche amministrazioni, in qualità di Gonfalonieri.

Nel 1485, Francesco Maria venne mandato da Innocenzo VIII a favorire la congiura dei Baroni in Sicilia, e Giovanni, nel 1532 a Genova sotto Andrea Doria, al comando di una galea, si coprì di gloria nella battaglia dell’Ellesponto.

Verso la metà del 1700, i Marchionneschi lasciarono il Piemonte per trasferirsi in Toscana, ed acquistarono terreni vicini a Querceto dai Canonici di Volterra, per spostarsi, successivamente, a Guardistallo, accolti dalla benevola fama che li aveva preceduti.
Primo a porvi stabile residenza, si ritiene fossero Celestino con il figlio Giuliano, che vengono ricordati per “l’ottimo uso che fecero delle loro possibilità a favore delle classi indigenti, sostenendole con generose elargizioni e con favori atti a sostenere la vita”.
Da Giuliano, sposatosi con Violante Lessi, nacquero Gaetano, Nicola, Diumira e Giuseppa, che, seguendo i nobili esempi dei loro predecessori, si meritarono il titolo di Benefattori dell’Umanità sofferente.
Giuliano, insieme con i parenti Michelangelo, Natale, Silvestro, Ottaviano e Lorenzo, sfruttando anche l’occasione delle Allivellazioni Leopoldine del 1778, costituì fattorie che producevano cereali, vino ed olio, creando sviluppo e lavoro per le popolazioni locali.
Da Nicola, sposatosi con Erina, nacquero Sebastiano, Giuliano e Margherita.

Il ramo di Guardistallo della famiglia continua con Cesira, Virgilio, Guerrino e Paolo. Gli ultimi due morirono giovani, lasciando un indelebile ricordo della loro rettitudine; soprattutto Paolo, dottore in medicina, che esercitava la professione con sommissimo magistero e massimo disinteresse.
Cesira sposò Giovanni Biondi Bartolini di Pomarance, uomo di culto e profondo ingegno, ed ebbe sette figlie femmine e Giulio che, sposandosi, si imparentò nel 1907 con la nobildonna Maria Dolores Baldi Papini.
Virgilio si sposò con Zaira, gentildonna pisana della famiglia Rossi-Ciampolini, ed iniziò un periodo di grandi opere e investimenti nel paese di Guardistallo.

Nel 1877 costruì un bellissimo palazzo all’ingresso del paese, denominato “Villa Elena”.

Due anni dopo decise di sistemare ed abbellire, a proprie spese, una piazzetta di Guardistallo e il Municipio, riconoscente, decretò che la piazza prendesse il nome di Virgilio Marchionneschi.

Continuando nella sua opera di accrescimento ed abbellimento del paese, l’11 agosto 1883, dopo un anno di lavori, inaugurò un teatro, luogo di cultura e diletto per la cittadinanza, sede e sostegno del corpo musicale.
Morta l’amatissima Zaira, Virgilio passò in seconde nozze con Emma Biondi Bartolini, di nobile e antica famiglia di Pomarance; tre figli nacquero da questa unione: Giulio (1890), Fabio (1891) ed Elena (1899).

Virgilio ingrandì la fattoria, acquistando terreni nei vicini paesi di Montescudaio e Casale. Curò particolarmente la produzione dei vini, arte nella quale eccelse per la qualità del prodotto e la modernità delle tecniche usate, arrivando a portare i propri prodotti, all’inizio del 1900, anche all’estero, fino a Parigi, Montevideo e Buenos Aires, ricevendo premi e diplomi di benemerenza.
Nel 1888, restaurò la chiesa maggiore, lesionata anche a causa dei terremoti del 1846 e 1871. Virgilio partecipò attivamente alla vita pubblica, entrando a far parte dell’amministrazione comunale e diventando sindaco.
Comportandosi con grande modestia ed imparzialità, in occasione delle elezioni del 1889, affisse a proprie spese manifesti che invitavano gli abitanti di Guardistallo a non votarlo, per evitare una dannosa dispersione di voti.

Il 05.03.1895 fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia.
Fabio Marchionneschi, dopo attente analisi protrattesi per diversi anni e ottenuti risultati favorevoli, nel 1933 donò al paese la sorgente della Santissima Annunziata, che per lunghi anni servì a garantire l’approvvigionamento idrico del comune di Guardistallo.
Giulio ed il figlio Virgilio, nel 1925 e nel 1980, cedettero gratuitamente al comune di Montescudaio, ampi appezzamenti di terreno, per realizzare il campo sportivo ed il parco pubblico denominato il Boschetto.

Riteniamo che la famiglia Marchionneschi abbia un peso storico, collegato ai paesi di Guardistallo e Montescudaio, meritevole di essere conosciuto e conservato.

L’agricoltura e i vini

Edificata la splendida dimora di Villa Elena, il cavaliere Virgilio Marchionneschi non si accontentò di amministrare la propria fattoria, ma seguì l’esempio di quegli antichi patrizi per i quali l’agricoltura era, a buon ragione, la più nobile delle arti.

Da persona geniale, pronta a trarre vantaggi da tutte le novità della moderna civiltà e interessandosi particolarmente ai progressi delle arti agricole, si recò sovente a Milano, Roma, Torino, Venezia, Napoli ed anche a Parigi e nelle Americhe.
Di questi viaggi egli fece tesoro per migliorare la sua azienda, che ben presto diventò un modello in tutte le sue parti e, specialmente, nella produzione dei vini.

Conosciuto dagli enologi d’Italia, i suoi prodotti vennero segnalati e premiati per meriti speciali.
In particolare basta ricordare che già il 30.06.1888, alla Fiera del Circolo Enofilo Italiano a Roma, i suoi vini furono decorati con la medaglia d’argento, conferita da S.E. Grimaldi, Ministro dell’agricoltura, dell’industria e del commercio.

L’edificazione di Villa Elena

Virgilio Marchionneschi decise di edificare una dimora adatta alle mutate esigenze della propria famiglia e dell’azienda agricola.
A tale scopo, il 22.02.1878, acquistò dal Comune di Guardistallo il terreno del vecchio cimitero, attiguo alla canonica e alla chiesa.
Iniziò subito la costruzione di un bellissimo palazzo da utilizzare come dimora, con tutte le comodità, per la famiglia ed i suoi ospiti.

L’edificio presentava, al piano seminterrato, ampi locali per le esigenze della fattoria: il frantoio, una grande cantina, i granai e diversi magazzini destinati alla lavorazione e all’immagazzinamento dei vari prodotti provenienti dai numerosi poderi della proprietà.
Realizzò anche un prezioso archivio di documenti, libri ed oggetti religiosi, dotandolo di una piccola cappella gentilizia consacrata dal Cardinale Pacelli, futuro papa.

Il fabbricato venne denominato “Villa Elena”, probabilmente in onore della Regina Elena di Savoia.

Virgilio vi abitò con la moglie e la famiglia così formata venne allietata dalla nascita di tre figli: Giulio, Fabio ed Elena.
Alla sua morte, nel 1920, la villa venne ereditata dal figlio Fabio, mentre al figlio Giulio toccò una villa simile posta nel comune di Montescudaio.
Alla morte di Fabio Marchionneschi, nel 1938, a seguito di varie successioni, “Villa Elena” venne in possesso di Elena Marchionneschi.

Il figlio di quest’ultima, Piero Sforzini, nel 1961 trasformò la Villa in struttura turistica; tuttora, l’Albergo-Residence “Villa Elena” viene frequentato, con notevole apprezzamento, da una scelta clientela internazionale.

La piazzetta Virgilio Marchionneschi

Nel 1879, una piccola piazza di Guardistallo era deturpata da sconci edifici e da un selciato sconnesso, che oltre ad offendere la vista di chi vi transitava, poteva causare pericoli per la salute e l’incolumità delle persone.

Virgilio Marchionneschi, nonostante le continue sollecitazioni, non vedendo alcun provvedimento da parte delle autorità, si rivolse al Municipio offrendosi di fare scomparire, a proprie spese, un tale sconcio.

Il Municipio autorizzò i lavori che Virgilio Marchionneschi effettuò in breve tempo.
Il Municipio, riconoscente, decretò che la piazza prendesse, degno compenso, il nome di “Piazzetta Virgilio Marchionneschi”.

Il teatro Virgilio Marchionneschi

Non sarebbe possibile scrivere la storia del teatro Virgilio Marchionneschi senza fare riferimento alla Banda Musicale del paese.

Nello statuto della società teatrale, stipulato con rogito del notaio Emilio Giudici di Cecina, in data 13.11.1883, risulta chiaramente in quanto più volte dichiarato, che i soci si proposero di costruire un teatro “che rispondesse alle esigenze del paese all’unico scopo di supplire ai bisogni della Banda Musicale, riversando al di lei favore tutto l’introito netto ricavabile dal teatro stesso, che non doveva avere altro scopo che il sostentamento del corpo musicale di Guardistallo.”

La sua costruzione si deve a Virgilio Marchionneschi, ispiratore e mecenate, il quale invitò a partecipare parenti e amici, che in parte lo assecondarono. Parteciparono Antonio Toninelli, Giovan Battista Marchionneschi, Tommaso Marchionneschi, Giuseppe Marchionneschi, Pietro Marchionneschi, Giannina Bartoli, Guglielmo ed Emilio Marchionneschi, Enrico Toninelli e Luigi Nardini, contribuendo con Lire 8.000.

Virgilio si assunse il compito della costruzione ed in fase d’opera si appassionò talmente che, autonomamente, decise di ampliare il teatro con un altro ordine di palchi (divenuti 25), e si accollò la spesa, che raggiunse la cifra di Lire 16.000.

Il teatro fu inaugurato l'11 agosto 1883 con l'allestimento de “La Favorita” di Donizetti, con ampia risonanza in tutta la provincia di Pisa. Intitolato a quel Virgilio Marchionneschi che finanziò personalmente metà delle spese, il teatro fu gestito a lungo dalla Società Filarmonica diretta dal Maestro Orzalesi che, oltre a tenervi i suoi concerti annuali, ospitava le compagnie filodrammatiche locali.

Nel 1920, nel secondo ordine di palchi alla sinistra di quello reale, venne realizzata la cabina di proiezione e iniziò così la sua attività come cinematografo.
Durante la guerra subì notevoli danni e, anche in conseguenza del grave stato di deterioramento della struttura, fu ceduto all'Amministrazione comunale che, a partire dal 1981, ha avviato un piano di recupero, ultimato alla fine degli anni ’80, con la riapertura il 13.01.1990.

Oggi, con i suoi circa 180 posti, risulta uno spazio teatrale perfettamente funzionante e dotato di un'eccellente acustica.

La società di mutuo soccorso fra gli operai di Guardistallo

Verso la fine dell’Ottocento, in Toscana cominciarono a costituirsi le società di mutuo soccorso, erroneamente chiamate società operaie, in quanto non essendoci industrie, venivano considerati operai i lavoratori agricoli.

Montescudaio fu uno dei primi paesi a costituire una “Società Operaia-Agricola di Mutuo Soccorso e Perfezionamento Morale”nel marzo 1883, munendosi di regalare statuto, con circa 90 soci.

Virgilio Marchionneschi fu sollecitato ad iscriversi alla suddetta società, onde “dare lustro con l’autorevolezza del suo nome ed in considerazione dei suoi filantropici sentimenti” e dato che già ne facevano parte Alessandro Marchionneschi, Enrico Toninelli, Pietro Marchionneschi ed altri cittadini di Guardistallo.
Virgilio Marchionneschi, o per campanilismo o pensando che una società con tali scopi dovesse essere costituita, per meglio operare, direttamente nel paese, con l’aiuto di Giovan Battista Lotti e Gualberto Faccini (futuro sindaco), costituì la “Società di Mutuo Soccorso fra gli operai di Guardistallo”, donando il 26.04.1886 (con rogito del notaio Ronaldo Giusteschi) due stanze in località Nave (attuale farmacia), come sede sociale.

Primo presidente: Gualberto Faccini - Segretario: Giovan Battista Lotti - Consiglieri: Livio Aiazzi, Ambrogio Salvadori, Egisto Marchi, Gaetano Gennai, Bartolo Bartoli.

L’asilo infantile

A seguito delle ristrettezze finanziarie dovute ai disastri avvenuti nel comune di Guardistallo nella seconda metà del 1800 (il terremoto del 1846, la grandinata devastatrice del 1871, il terremoto del 1871), le classi più povere della popolazione si trovarono in grosse difficoltà.

Nel 1887 Virgilio Marchionneschi, sensibile ai problemi della comunità e sollecitando le famiglie facoltose del paese a collaborare, si attivò, mettendo a disposizione una sua casa, per creare un asilo per i bambini poveri, i quali avrebbero così potuto essere curati e sorvegliati, quando i genitori erano al lavoro.

Il restauro e il consolidamento della chiesa dei S.S. Lorenzo e Agata

La chiesa principale di Guardistallo, intitolata ai S.S. Lorenzo e Agata, fu costruita negli anni 1853-1858, con una spesa complessiva di Lire 30.189,69, in una zona di Guardistallo il cui terreno era costituito da materiale di riporto, sabbie gialle e argille turchine di scarsa consistenza.

Nel 1880, anche a seguito del terremoto del 1871, si cominciarono a vedere crepe e lesioni nella struttura causate dallo “scorrimento della parte superficiale del poggio”.

Le lesioni continuarono ad ingrandirsi e, il 24.07.1885, in seguito al sopralluogo effettuato dall’ingegnere Olinto Citti, direttore del Genio civile di Pisa, la Chiesa fu chiusa, per timore del crollo imminente del braccio di ponente della croce latina.
Considerata la grave situazione, fu chiamato il Commendator Meneghini, geologo professore dell’Università di Pisa, che addirittura ventilò la possibilità della demolizione totale.

Pietro Marchionneschi, gonfaloniere e sindaco, si oppose insieme ai fedeli, dichiarandosi disposti a partecipare alle spese, purché si procedesse al restauro.
Fu redatto un preventivo: la spesa era considerevole, ben 12.235 Lire.
Virgilio Marchionneschi si assunse il compito di effettuare la rifondazione e la ricostruzione delle parti lesionate della chiesa, con il solo contributo del Governo di Lire 6.700 ed eventuali contributi del Comune e dei fedeli.

I lavori furono iniziati il 01.06.1888: con piena soddisfazione del parroco e dei paesani, la Chiesa fu riaperta nel dicembre 1889, con l’autorizzazione del Genio civile di Pisa.

Le opere filantropiche verso la comunità

I Marchionneschi si distinsero anche per la generosità e liberalità verso i sofferenti.
In occasione di sventure e calamità si adoperarono, sia direttamente sia costituendo comitati per la raccolta di denaro.

Venivano inoltre raccolte derrate alimentari (grano e granturco), le quali erano poi rivendute; il denaro ricavato era inviato ai Comitati provinciali.  Luigi e Sebastiano Marchionneschi prestarono, rispettivamente, Lire 4.000 e Lire 700 al Comune di Guardistallo, privo di risorse, per far fronte alle prime necessità di chi aveva perso tutto, a seguito dei terremoti verificatisi il 14.08.1846 e il 29.07.1871.

1879 – Comitato danneggiati del Po: Lire 185,20
1882 – Soccorso agli inondati della Lombardia e del Veneto: Lire 421,87
1884 – Sottoscrizione in soccorso dei fratelli napoletani colpiti dal “terribile morbo” (colera): Lire 150
1887 – Terremoto della Liguria: Lire 205,20
1889 – Raccolta per i danneggiati dell’isola di Ischia: Lire 132,29

Nel 1920 Virgilio Marchionneschi autorizzò i fabbricanti di pane del paese (Artemisia Regini, Palmira Signorini, Arduina Fontana, Gaetano Lessi, Sestilia Salvadori, Giovan Battista Lotti) a consegnare, ogni giorno, un pane alle famiglie indigenti, facendosi carico della relativa spesa, tramite l’amministratore della propria fattoria, Iacopo Barbagli.

Il recapito bancario di Guardistallo (Banco di Roma)

All’inizio del 1900, l’evoluzione del vicino comune di Cecina, come polo amministrativo e commerciale, determinò uno sviluppo dei paesi collinari limitrofi, che divennero centri di produzione agricola.

La popolazione di Guardistallo aumentò notevolmente: da 739 abitanti dell’inizio dell’800, quasi raddoppiò un secolo dopo.
Cominciò la commercializzazione dei prodotti agricoli (vino e olio) e furono istituite delle Fiere, soprattutto per il bestiame; di conseguenza sorse la necessità di una banca.

Nel 1921 Fabio Marchionneschi si accollò l’onere e la responsabilità, con l’appoggio del Banco di Roma (che due anni prima aveva già inaugurato una filiale a Cecina), di realizzare, nella propria Villa di Guardistallo, un recapito bancario per il deposito e l’amministrazione del denaro posseduto dai suoi compaesani.

Nei registri, tuttora consultabili nell’archivio di Villa Elena, si nota con meraviglia, che agli inizi del 1900, il correntista con il deposito di maggior valore non era un proprietario terriero, bensì Vittorio Stordi, “scalpellino”, che i vecchi abitanti di Guardistallo ricordano per avere, da vero artista, intagliato e modellato le pietre dei selciati e dei principali edifici della zona.

Sorgente acqua potabile S.S. Annunziata

All’inizio del 1900, il paese di Guardistallo,privo di pozzi da cui approvvigionarsi dell’acqua necessaria per i cittadini, utilizzava l’acqua piovana che veniva raccolta in apposite cisterne e serbatoi.

Nel 1911 furono iniziati sondaggi nelle campagne circostanti al fine di reperire eventuali sorgenti, ma le ricerche si protrassero per diversi anni con scarsi risultati, dato i limitati mezzi disponibili.

Nel 1930 le ricerche si indirizzarono nel bacino imbrifero della S.S. Annunziata, di proprietà di Fabio Marchionneschi.
L’acqua trovata, sia per la qualità che per la quantità, fu ritenuta sufficiente alle necessità della popolazione del paese di Guardistallo.

Fabio Marchionneschi donò al Comune sia la sorgente che il terreno necessario alla costruzione dell’acquedotto e finalmente nel Dicembre 1933 l’acqua tanto desiderata zampillò nella piazza principale del paese, accolta festosamente da tutta la cittadinanza.

Le donazioni al comune di Montescudaio

Alla morte di Virgilio Marchionneschi, i suoi possedimenti che si estendevano nei comuni di Guardistallo, Montescudaio e Casale, furono ripartiti tra i figli maschi, Fabio e Giulio.

A quest’ultimo toccò la parte di Montescudaio e qui, dopo le nozze con Elettra Fratini, costruì la sua dimora, all’inizio della via del cimitero. Il palazzo presentava al piano terra il frantoio per le olive e al primo piano gli alloggi per la servitù; si arrivava, infine, ai granai e ai magazzini di generi vari. L’edificio terminava con una torretta, in ricordo della vicina “Villa Elena”.

Giulio era un uomo saggio, pacato e molto impegnato socialmente nelle attività comunali. Ricevette l’incarico di Giudice conciliatore dal comune e inserì un ricco programma per lo svolgimento di opere assistenziali in favore dei bisognosi del paese, iscritti nell’elenco dei poveri.

Si dimostrò filantropo in quanto donò terreni della sua fattoria al comune, in favore della collettività: fu ceduto, ad esempio, “Fondone”, un vigneto di circa 5000 mq, per la realizzazione di un campo sportivo.
Non da meno fu suo figlio Virgilio, che completò, a più riprese, le donazioni iniziate dal padre. Effettuò varie cessioni non speculative di un’ampia zona, ricca di piante di alto fusto, costituente il giardino della propria villa, per costituire il parco pubblico denominato “Il Boschetto”.

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